Liceo Artistico Klee-Barabino, Genova - Lavori delle classi, a.s. 2016/2017 - Cl. 2O, 2H - Materia: Italiano, Prof. Attilio Caffarena - Presentazione di un poeta vivente: Mariangela Gualtieri
Liceo Artistico Klee - Barabino, Genova
Lavori delle classi, a.s. 2016 /2017
Ricerche e lavori cl. 2 O - 2H
Materia: ITALIANO
Prof. Attilio Caffarena
PRESENTAZIONE DI UN POETA VIVENTE
Alcuni allievi
delle classi hanno
partecipato al Concorso
su presentazione di un poeta vivente indetto per l' a.s. 2016 /2017 dal Rotary Club di
Genova in collaborazione con il 23°Festival Internazionale di
Poesia.
Vengono qui presentati due tra gli elaborati più interessanti come esempio del lavoro svolto.UN POETA VIVENTE: MARIANGELA GUALTIERI
Mariangela
Gualtieri è una poetessa contemporanea che abbiamo conosciuto in base
allo studio ed all’analisi di alcuni suoi testi poetici.
Sviluppando
un' ulteriore ricerca sono emerse varie cose sulla sua
personalità che sono risultate perfettamente coerenti con la sua
poetica. Infatti si direbbe che la poetessa abbia avuto fin dalla
sua infanzia idee chiarissime sul suo futuro come rivela la promessa fatta nel ricordo di una Mariangela bambina
in “Sermone ai cuccioli della specie”. Durante la sua
vita, dopo l’adolescenza, le sue convinzioni sono rimaste, ciò si
può mettere in relazione con il fatto che, dopo la laurea in
architettura, lei fondò quasi immediatamente insieme a suo marito
Cesare Ronconi (anche lui poeta) un teatro sperimentale, il Teatro
della Valdoca.
Il
lavoro di Teatro della Valdoca ( http://www.teatrovaldoca.org/ ) presenta caratteristiche e uno stile
molto particolari, infatti viene ricreata un’atmosfera dalle
sfumature quasi fiabesche, in cui vengono valorizzati i soggetti e la
dimensione poetica più che la scenotecnica. Per di più, in alcuni
spettacoli il pubblico diventava parte integrante della performance
in sintonia con l’apertura e la libertà mentale della poetessa che
si esprimono nei testi, anch’essi parte integrante della
rappresentazione teatrale.
Assistendo
alla lettura di “Sii dolce con me. Sii gentile” ( https://www.youtube.com/watch?v=GS197ggkBCo ) fatta
dalla stessa Mariangela Gualtieri, grazie alla musicalità creata
nella scrittura dei versi attraverso una serie di enjambement, si
percepiscono una tranquillità, una pacatezza dell’artista che
comunque fungono quasi da maschere ad una sofferenza che si sente
come retrogusto ascoltandone la voce recitante. Questo
testo poetico non è diviso in strofe, non presenta vere e proprie
rime, però riesce comunque a conservare la sua musicalità e
fluidità grazie alla punteggiatura ben congegnata e all’incastro
delle parole tra di loro, grazie alla numerose figure retoriche di
posizione. Possiamo individuare spesso enjambements mentre procediamo
nella lettura da un verso all’altro, certi versi della poesia
sembra che restino sospesi per poi continuare nel verso successivo.
La poetessa quindi, riesce a dare un ritmo alla sua poesia
utilizzando enjambements, accumulazioni, iterazioni di parole con la
stessa cadenza di accento, come: avremo,
umano,
abbiamo,
potremo
…
All’interno
di questa poesia si possono individuare molte parole chiave, che ci
indirizzano verso i campi semantici da lei toccati: dolce,
gentile,
carezze,
sfiorare,
leggère,
affettivo,
ad
esempio,
sono
tutti termini molto delicati, piacevoli, quidi rientrano in un campo
semantico di pace. La pace non e’ solo la tregua di una guerra e la
violenza non e’ intesa solo come qualcosa di fisico, ma anche come
comportamenti, pensieri violenti.
Mariangela
Gualtieri crea anche un campo semantico temporale, utilizzando
appunto diversi tempi verbali, come quello del futuro e del presente,
li mette in relazione tra loro e pensa alla nostalgia che in futuro
avrà del presente.
Altri
due campi semantici, pur essendo l’opposto l’uno dell’altro,
vengono legati assieme: uno è quello carnale e l’altro è più
riferito alla dimensione spirituale, intesa da lei come ciò che non
si può toccare; entrambi possono essere riassunti nel campo
semantico dell’essere. Io sono carne, mi sento, ti tocco, mi tocco,
ti guardo e tu guardi me. Io sono un fotone, una molecola, ci sono,
ma non mi sento, non guardo e non tocco, ho solo nostalgia
dell’imperfetto, ho nostalgia del mio placido essere un corpo, che
guarda, che tocca, che sente, che vede. Ovviamente in questa poesia
c’è anche un’incognita, forse e’ indirizzata a un uomo, forse
è l’uomo che ama, gli dice di essere dolce, gentile e di vivere la
propria vita nel migliore dei modi per lui e per lei. Forse parla a
tutti noi. Il suo stile, del resto, è caratterizzato dal fatto che
lei sembra interagire in modo profondo con il lettore o lo
spettatore, facendolo pensare, cercando di toccare la sua energia. La
poetessa incentra molto la sua poetica e le tematiche nella ricerca
di ogni individuo della sua energia vitale ed animale, prendendo
spesso a riferimento gli animali per invitarci a ritrovare le nostre
forze.
Sotto
alcuni aspetti, sia formali che metrici e del significato, la
scrittura di Mariangela Gualtieri può ricordare Pascoli e Leopardi,
in particolare per l’utilizzo di termini e riferimenti che
riguardano la natura. Leopardi viene anche richiamato per diversi
riferimenti a una natura che però non viene vista come maligna e
matrigna, ma come una cosa che detta le sue leggi sempre giuste, se
pur a volte violente.
Anche
il testo citato all'inizio, “Sermone ai cuccioli della specie"
( https://www.youtube.com/watch?v=QnnqckNerlI&t=24s ) è particolarmente significativo per i toni accusatori, disperati e
duri nei confronti degli adolescenti. Inizialmente questo modo di denuncia potrebbe risultare quasi irritante, ma le motivazioni per cui lei
accusa la nostra generazione non sono infondate. Forse queste
accuse sono state scritte per smuoverci e per farci pensare. Se sono
state scritte per questo, sono riuscite nel loro intento; in
quanto adolescenti e destinatari abbiamo riflettuto. Questa società è
quasi atrofizzata e vorrebbe vivere una vita non reale e parallela
creata dietro uno schermo. Dovremmo essere noi a cambiarla, ma come?
Lorenzo Coli e Federico Seves, cl. 2O
Nel 1983, insieme a Cesare Ronconi, regista ed anche suo marito, fonda il teatro della Valdoca .
E’ un teatro sperimentale per il quale lavorano pittori, scultori, musicisti e compositori e che vede gli attori esprimere la propria energia come corpi danzanti.
Mariangela Gualtieri quindi inizia a scrivere per il teatro per il quale lavora allo stesso tempo come drammaturga e attrice a stretto contatto con altri attori e artisti.
Inizia a scrivere poesie all’età di quarant’anni per un bisogno che definisce vitale e irreprimibile.
Definisce l’arte e la poesia come cose sacre e trascendenti che derivano da urgenze, da bisogni interiori e fisici che non possono essere ignorati.
Un punto focale per la poetessa è l’energia intesa come forza vitale e creazione che attraversa tutto quello che la circonda; questa energia è espressa dal corpo e soprattutto dalla voce, infatti lei stessa sostiene che la poesia e le parole diventano vive quando vengono pronunciate e liberate nell’ambiente. La dimensione vocale è molto importante perché il suono riesce ad esprimere i concetti meglio di quanto ci riescano le parole del linguaggio odierno, che è troppo povero e limitato per esprimere tutto. Lei stessa, lavorando con il teatro, recita le sue poesie concentrandosi sul rapporto tra il silenzio che precede e segue ogni parola e la voce.
La sua scrittura è molto semplice e diretta, usa spesso ripetizioni di parole e frasi secondo ordini diversi dalla consuetudine sintattica per richiamare l’attenzione su aspetti particolarmente significativi delle sue composizioni; utilizza un registro medio, a volte quasi basso, comprensibile per tutti. Il suo atteggiamento nella scrittura è onesto e immediato.
La sua poetica si basa su temi quotidiani che tratta in modo diretto e profondo, facendone emergere significati nascosti che di solito le persone ignorano nonostante riguardino intimamente la loro esistenza. Nella sua poesia richiama l’attenzione sul poco e niente, che utilizza come chiave per concepire segreti nascosti nell’ordinario.
La natura, di cui gli uomini fanno parte, è energia e forza vitale, la natura è creazione ed ha una sapienza muta e immensa, al di là della comprensione intellettuale, ma che può rivelarsi, se ascoltata.
Un altro punto focale nella poesia di Guatieri è la parola, una parola immediata che cura, rinnova e rivela e che spesso è trattata come concetto. Recitando le sue poesie definisce le parole come riti sonori che si consumano nel momento in cui vengono pronunciate.
La poetessa ricerca l’interiorità attraverso lo scrivere, ma anche attraverso il sapere ascoltare ciò che la circonda. Per lei la poesia è spesso terapeutica, anche se tratta temi duri e difficili; inoltre serve a concepire sottigliezze che non si noterebbero, ma che possono essere fondamentali nella vita.
Comunque un riferimento fondamentale è il corpo, di cui bisogna prendersi cura perché è l’unico mezzo che ci permette di esprimere la nostra interiorità.
La poetica di Mariangela Gualtieri potrebbe essere messa in relazione a quella delle piccole cose di Giovanni Pascoli, però tratta l’argomento focalizzandolo in modo diretto sul corpo, sull’energia vitale il movimento.
Questa poetessa mi ha colpita per il suo modo di essere onesta e diretta, che permette al lettore di immergersi immediatamente nell’opera. Le sue poesie mi lasciano un tormento inconsapevole, che continua e che non tiene conto delle parole, ma dei concetti e delle emozioni che lascia; in questo modo la sua poesia è viva, perché continua ad esserci anche se è già stata pronunciata o letta.
Le poesie possono cambiare molto dalla pagina scritta alla recitazione, infatti quando vengono recitate si coglie qualcosa in più, qualcosa che, anche se non si capisce, lascia sensazioni diverse.
Anche il suo modo di recitare è interessante, perché include anche la dimensione del silenzio interrotto dalla voce e che riprende quando la parola è ormai pronunciata; recita in un modo quasi sofferente e consumato, ma allo stesso tempo consapevole e deciso.
Alice Rissotto, cl. 2 H
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